Con il trascorrere del tempo, però, le genti iniziarono a temere la notte degli spiriti, con i suoi pallidi fantasmi e le altre entità ultraterrene… Oltre il calar delle prime ombre nessuno osava più metter piede fuori casa, e se in principio si propiziava il ritorno dei defunti con luci accese e cibi invitanti, ora le stesse visite erano spesso motivo di terrore, e col tempo divennero quasi del tutto indesiderate. Del resto, le presenze che aleggiavano in questa fatidica notte non sempre erano innocue, perché a volte poteva trattarsi di esseri dispettosi e pericolosi, che nel caso non avessero ricevuto le attenzioni adeguate avrebbero potuto maledire le abitazioni, rovinare i raccolti, portare sfortuna oppure far impazzire coloro che, a loro giudizio, lo meritavano. Ma peggiori e ancora più spaventosi erano i resti spettrali di chi aveva condotto una vita scellerata, ovvero le cosiddette larve e le altre entità demoniache che potevano annidarsi nelle case, portandovi malattie sottili, angoscia, tristezza, deperimento e altre temibili influenze infernali. Proprio per difendersi dalla loro agghiacciante intrusione, si cominciò quindi a intagliare le lanterne vegetali in modo che non avessero più l’aspetto originario e confortante di caldi lumi, che brillavano nella notte per guidare a casa le anime disperse nel buio, bensi' quello inquietante di piccoli volti sinistri, sogghignanti e spesso terrificanti, poiché si credeva che demoni e spettri, scorgendo vicino alle case il feticcio di un’anima dannata, potessero allontanarsene. Gli ortaggi che inizialmente venivano utilizzati nella creazione di queste piccole luci erano quelli più diffusi nelle terre celtiche, ovvero le rape, le patate, le rutabaga – rape svedesi più grandi di quelle comuni e di colore violaceo – le barbabietole e addirittura le cipolle. In Scozia si usavano invece degli spessi gambi di cavolo, che venivano svuotati e illuminati all’interno con una candela infilata alla base. Il loro nome scozzese era kail-runt torches, ovvero letteralmente “torce cavolo”. Fu solo intorno all’anno 1837, che le lanterne intagliate presero il nome comune di jack-o-lantern, con il quale sono conosciute ancora oggi. Questo termine, che si potrebbe tradurre con “lanterna di Jack” o “Jack con la sua lanterna”, ad indicare un uomo che reca in mano una lanterna, era in uso già nel 1660 in East Anglia, Inghilterra, e all’epoca veniva dato alle sentinelle e ai guardiani notturni, che vegliavano sui villaggi e camminavano per le vie reggendo una lampada ad olio. Col tempo venne poi associato anche ai fuochi fatui e ad altre pericolose entità che si credeva emergessero dai tumuli e vagassero senza posa durante la notte degli spiriti, ma soprattutto venne attribuito alla leggenda irlandese del vecchio fabbro Stingy Jack, che aveva osato ingannare il diavolo e per questo era stato condannato all’eterna dannazione.
A causa della perdita dei raccolti e di una grave carestia delle patate avvenuta in Irlanda nel 1845-1850, settecentomila Irlandesi dovettero abbandonare la loro amata isola ed emigrare in America, dove insieme a tutte le loro sacre tradizioni, portarono anche l’usanza di intagliare le piccole jack-o-lantern. Nella loro nuova terra, però, le rape e gli altri tuberi che avevano sempre utilizzato non erano affatto diffusi, mentre al contrario crescevano moltissime zucche, le quali apparvero da subito belle, grandi e perfette per diventare delle lampade. Così, di lì a poco, presero completamente il posto dei vecchi ortaggi, e se inizialmente vennero associate soltanto alla rigogliosa stagione del Raccolto, durante la quale venivano accese per onorarne e ringraziarne l’abbondanza, in seguito – intorno al 1866 – divennero il simbolo della magica notte degli spiriti, che ora veniva chiamata All Hallows Night o più comunemente, Halloween.
Fonte: "La fiamma inquieta di Jack O' Lantern" - di Violet, tratto dal sito Il tempio della Ninfa
1 commenti:
Utilissime informazioni. Grazie mille
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